Il dolore, tutto il dolore è un grido che nasconde una voce. Il dolore, tutto il dolore è una chiamata e un promemoria al tempo stesso. Un ostacolo che annuncia una nuova soglia da oltrepassare. Ti invito ad ascoltare la voce che giace nel profondo di questo grido e a comprendere la via indicata da questo appello disperato che domanda attenzione e che ci invita esplicitamente di metterci alla ricerca.

Lo so: non trovando altre parole, molti chiamiamo questa malattia “fibromialgia”. Fibromialgia sì, anche se sono convinto che sarebbe molto più corretto chiamarla semplicemente: “la conseguenza di essere più sensibili degli altri”. È a questa sensibilità che ti chiedo di far ritorno, così da trasformarla in un’apertura e in una possibilità in più, invece di continuare a far sì che essa sia un semplice dramma che ti rende invisibile agli altri, invisibile al mondo!

Personalmente sono stato vittima della fibromialgia per circa dieci anni. Nel mio caso, questa patologia si è manifestata in modo improvviso dopo una serie di eventi drammatici accaduti nella mia vita, limitando seriamente la mia professione di scrittore, di viaggiatore e, soprattutto, di antropologo specializzato nelle civiltà dell’Asia meridionale. Tutto questo si può immaginare facilmente: lavorare viaggiando per il mondo e, improvvisamente, quasi brutalmente, trovarsi ad aver paura di lasciare la propria casa o la propria stanza d’albergo per paura che un attacco di dolore acuto e incontrollabile prenda possesso del mio corpo. Impossessandosi per intero delle mie fibre, questa malattia mi ha obbligato a cambiare drasticamente vita, a cambiare le mie relazioni, le mie abitudini… così da costringermi infine a rinunciare alla mia posizione di ricercatore e professore universitario in Inghilterra e destinarmi a una vita ben più ritirata, per molti versi simile a quella di un recluso. Così è andata.

Sì, sono stato malato di fibromialgia. So cosa vuol dire essere “abitato”, o meglio “essere posseduto”, dal dolore a tal punto da farlo diventare il mio “migliore” e inseparabile compagno di vita. Quando questa malattia mi ha trascinato lungo una strada apparentemente senza uscita e mi ha fatto toccare drasticamente il fondo, questa mi ha tuttavia costretto a guardarmi dritto negli occhi e a decidere se volevo continuare a vivere in questo modo miserabile, se, questa stessa vita, volevo interromperla o se invece volevo iniziare a lottare per trovare ad ogni costo una soluzione. Scegliendo ciecamente la strada della soluzione, sono stato obbligato a lavorare su me stesso e sul mio corpo in completa solitudine: il mondo della medicina ufficiale, i massicci trattamenti a cui ero diventato ormai insensibili e quasi completamente “dipendente”, come anche i consigli delle persone che mi circondavano non mi erano infatti più di alcun aiuto.

Negli ultimi anni, volendo uscire da questa situazione disperata con tutta la determinazione possibile e riunendo tutte le conoscenze ed esperienze di ricerca a mia disposizione, ho creato uno specifico metodo di lavoro psicofisico: la Consapevolezza corporea dinamica. Lavorando infaticabilmente e sperimentando senza sosta su di me, dopo anni, posso ora dire di aver superato questa mia sfida: in maniera sorprendentemente – confermandosi di fatto i risultati di numerose ricerche scientifiche mediche, riguardanti l’efficacia della consapevolezza corporea (BAT) nel trattamento della fibromialgia – mi sono reso conto che questa patologia presenta un tale livello di complessità che, solo un approccio olistico (capace di includere quindi l’uso simultaneo del corpo, delle emozioni e il riavvicinamento consapevole con la nostra esperienza biografica ed esperienziale), può realmente consentirci di avvicinarla, comprenderla e superarla.

Da allora, è stato grazie a questo approccio e al questo metodo di lavoro – che attualmente pratico e insegno in Francia, Italia e Asia – che sono stato in grado di andare avanti nella mia vita e a ricominciare a usare il mio corpo come un meraviglioso strumento per vivere interamente e profondamente la mia esistenza su questa terra. Confidando in una visione dell’universo, come direbbero gli orientali, “tantrica”, sono stato in grado di trasformare il “veleno” in “nettare” e gli “ostacoli” in una “via”. Nonostante la mia malattia, sono riuscito a trasformare e a far rinascere il mio corpo, rendendolo uno strumento davvero unico di evoluzione, di liberazione, di profonda introspezione e FINALMENTE RICOMINCIARE A VIVERE!

Recentemente ho deciso di integrare la pratica della Consapevolezza corporea dinamica con l’accompagnamento di persone colpite da fibromialgia, sia sotto forma di lavoro individuale o sia in quella di ritiri residenziali in Europa e in Asia, a diretto contatto con habitat naturali incontaminati e rigeneranti, così da permettere alle persone di “staccare” e staccarsi per qualche tempo dal loro contesto di vita quotidiano, ritornando in contatto con una dimensione esistenziale più naturale. In questo senso, al di là del lavoro corporeo, questo approccio include un rapporto diretto con l’ambiente, uno stile di vita più semplice, una dieta più sana e, infine, la possibilità di essere a contatto diretto con un contesto umano e sociale (quello deli indigeni dell’Himalaya per esempio) decisamente favorevole a una vera guarigione.

È per tutti questi motivi che ti invito a contattarmi e a intraprendere un autentico lavoro sul loro corpo e sui tuoi sentimenti profondi, sia in forma individuale sia nelle varie modalità che propongo, così da smettere di essere invisibile a te stesso, agli altri, al mondo. Sono qui, presente per condividere la tua esperienza, per guidarti e per accompagnarti. Un invito sincero che ti domanda di non avere più paura e di smettere di sentirti solo.

 

Martino Nicoletti

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